Fieri ma guardinghi, un pugno di valorosi galoppavano per le vie di Praag. Troppo pochi per ardite conquiste, troppi per quei malcapitati eretici e caotici, che spavaldamente a nostro gran dispetto, affrontavano da soli, le vie della città come fosse cosa loro.
Ma ad un tratto da una via, il male arrivò come una tempesta, in sopranumero due o tre volte noantri legionari, e come ira fuor di questo creato ci spazzò via.
Ci ritrovammo pian piano tutti quanti, un po ammaccati ma ancora fieri, ci togliemmo il lerciume di quella gente immonda dal nostro manto, e con grande orgoglio insieme stretti come le dita in un maglio, al nostro bastione facemmo ritorno per difenderlo ma con la coscienza della forza del vento del male, che ivi a presto avrebbe sferzato.
Ad un tratto dal torrione del bastione uno di noi gridò: Il Chaos è qui!.
Del nostro minor numero facemmo virtù e nellultima sala a difesa dellonore della nostra bandiera ci riunimmo tutti.
Le belve praticamente senza alcun ostacolo fecero scempio della prima porta delle mura, ed arrivarono in massa alla porta della fortezza.
Il nostro capitano gridò: Muro di scudi e chi ebbe forza di portarne uno sul braccio, me compreso, si protese a proteggere lingresso in cima la scala. I nostri curatori levaron i loro canti e fecero rune in terra e benefici sortileggi per proteggerci tutti. I nostri mastri nani, posero le loro ingegnose diavolerie sulle scale per far mambassa della marea appestata che vi sarebbe transitata.
Qualcuno levò una paurosa preghiera o forse il male penetrato come tale nel nostro profondo ci fece immaginare di udir piangere la nostra fine, una paurosa idea che quel che facevamo era vano e che la nostra scelta era sbagliata, ma rimanemmo li quasi impietriti ai nostri posti. Ad alcuni, me compreso sembrò la via migliore, poichè oramai anche la fuga non era sicura. Meglio morire in gloria pensai, insieme ai miei fratelli, si valorosi eroi. Lultima porta del bastione scricchiolava ed il cuor nostro batteva tanto forte da cancellar, il sordo fragoroso picchiar del loro ariete, che leco portava su per le scale dalla sala dingresso.
Ma la guerra ha i suoi suoni e le sue melodie, che lorecchio di guerrieri di professione riconoscon alla prima nota. Così come un una piccola legione organizzata liniziar di ognuno il proprio compito, infuse il coraggio che ci abbisognava. Toccò ai nostri magici compagni vestiti della seta più pregiata con i loro incanti, a far ribollire come lava le scale che avvrebbero portato calore a quel mugghioso ed olezzoso freddo furore che a breve vi avrebbe irrotto.
Con un boato tempestato dalle schegge impazzite, la porta si schiantò ed il male fu con Noi.
Grida strozzate delle nostre guardie allingresso, arrivarono quasi sommese, come gli fosse stata negata anche la dignità della sola resistenza. E per le scale come un fiume in piena, leresia si spinse su, con lintento di tracimare nella nostra stanza. Muro di scudi, ripensammo tutti. Che i miei compagni abbiano cura della mia vita, ed il mio mithril ci protegga finchè sia necessario, pensai. Scatenate linferno gridò il capitano, ed ogni cosa potesse far male fu lanciato giù per le scale.
I nostri scudi come una sottile forte diga tenevano la marea negli argini, seppur di tanto in tanto sembrava dover cedere allimpattar di onde così forti e pesanti. Mentre picchiavamo nel mucchio di fedita carne che si ammassava oltre i nostri scudi, ci arrivò in dosso di tutto, di liquido, di immondo e di fisico, il più bestial che possa ci fu in mercede dato. Ma il calore delle cure quando sembrava arrivata lora ad ogun di noi fu fornito. Il male tentennò, e si ritrasse come ferito ma indispettito e non domo. Ad un tratto irruppe nuovamente più cautamente e alcun di noi invece che spinti furon tirati giù per la scala. Anchio feci quel volo, come se gli inferi stessi mavessero scelto invece di concedermi il giudizio che le mie gesta in vita avrebbero a meritarsi. Non sò ancor come, ma mi salvai e su per la scala mi ritrovai fra il forte e fraterno abbraccio dei miei compagni. Ripresi il mio posto fra gli scudi.
Anche dallultimo guardingo assalto il male si ritrasse, e molti di noi dalle mura si gettaron per coglierlo alle spalle, fu allora che il capitano gridò Carica. Come unalba argentea, fagocitammo il buio. Pieni del furore della battaglia, giù nella sala di sotto ci gettammo e cancellammo il male in ogni dove, in ogni angolo, e lo rincorremmo fin fuor dalle mura della fortezza, e nel fossato gli facemmo tomba comune, la dove le nostre latrine gli daran il giusto fetir che i loro resti abbian con la morte in accompagno.
Si illuminati dalla luce della gloria, dei nostri oscuri manti facemmo giusto orgoglio e con sguardi intrepidi ci ricambiammo in viso gli eroi che fummo, ed il fatto che non ci fosse niun altro a cui raccontar si valorosa impresa ci fece ancor più fratelli.
Messaggio modificato da sithlord il 20 November 2009 - 06:26 PM